Australia e Italia: mercato vitivinicolo, dati export 2012 a confronto
Nel 2012 il mercato dell’export dei vini australiani ha manifestato segnali preoccupanti. Secondo i dati diffusi da Wine Australia, organismo di controllo del settore, l’export australiano nel 2012 ha registrato una crescita vicina allo zero sia del fatturato sia dei volumi esportati, e addirittura un risultato negativo nelle vendite ai lucrativi Paesi dell’Est Asiatico, Cina su tutti (dove il calo a marzo 2013 rispetto allo stesso periodo del 2012, si attestava addirittura intorno al 3%).
Il dato numerico australiano fa sorprendere, e appare in controtendenza sia rispetto al generale trend di crescita del settore, sia rispetto a quello di molti paesi concorrenti, fra cui l’Italia, che nel 2012 ha visto una crescita dell’export del 6,6%, pur chiudendo l’anno in controtendenza con un -2% registrato a dicembre rispetto allo stesso periodo del 2011. Va peraltro segnalato che l’export italiano verso Paesi ricchi, grandi consumatori di vino e in forte espansione come Cina, Hong Kong e Russia, continua ad attestarsi su dati lontanissimi da quelli di concorrenti quali appunto l’Australia, e la Francia.
Per reagire alla tendenza negativa, recuperare visibilità del marchio e della propria tradizione aziendale e aumentare la fidelizzazione dei grandi clienti, i produttori vinicoli australiani (anche le grandi aziende) starebbero ripensando a una maggiore personalizzazione del proprio business, tornando a concentrare le funzioni commerciali e di marketing intorno alla figura del fondatore o di un membro della famiglia che caratterizza il brand della cantina, incaricato di visitare personalmente i principali clienti dei grandi Paesi esteri, anziché delegare la funzione a responsabili commerciali o agenti di commercio; imitando quindi, in questo caso, un metodo organizzativo piuttosto diffuso nel mondo vitivinicolo italiano.
[Fonti: varie specialistiche di settore]